Da scoprire...
All’apice della loro influenza economica e politica coincidente con il periodo delle Crociate, i Templari possedevano centinaia di sedi in Europa e Medio Oriente, distinte in Precettorie, Mansioni, Case Fortezze; controllavano le vie di comunicazione e amministravano ingenti beni loro affidati.
Dal potere, allo sterminio, all’occultamento.
Furono gli stessi Templari in fuga dalle persecuzioni di Filippo il Bello, assecondato da papa Clemente V, a nascondere i segni della propria esistenza (dall’intonaco sugli affreschi al seppellimento di oggetti preziosi); se si aggiunge l’opera distruttiva dei nemici su uomini e cose, è evidente che l’incameramento dei loro beni da parte di altri ordini religiosi ha permesso di conservare edifici e simboli. Senza dimenticare che i Cavalieri superstiti lasciarono ai posteri, seppure in modo criptico, il patrimonio delle loro conoscenze.
Saggistica, narrativa e filmografia di questi ultimi tempi hanno attizzato l’interesse, mai sopito nei secoli, per un ordine monastico militare di straordinaria importanza nella storia europea e medio orientale.
Perciò avvincente è la fuga nel passato e intrigante la caccia al tesoro per scoprire le orme dei Templari tra lago di Garda, Valpolicella e Verona..
Bardolino rivela
La chiesa romanica di San Severo a Bardolino (riviera veronese del Garda), proprio quella che costeggia la strada Gardesana con campanile a cuspide, cripta altomedioevale e preziosi affreschi sull’Apocalisse del XIII sec, conserva scolpite sulla facciata due croci patenti, che permettevano ai pellegrini di un tempo di riconoscere il luogo templare. La croce patente (o croix pattèe) è il classico simbolo dei Cavalieri con bracci uguali che si allargano nella parte esterna.
Nei registri veronesi è annotata una chiesa dell’Ordine a Cisano, la Pieve romanica di Santa Maria, anch’essa visibile dalla Gardesana, costruita nel XII secolo su una precedente chiesa dell’VIII e su un preesistente tempio pagano, ma il rifacimento dell’800 ne ha danneggiato la struttura originaria.
Per viaggiatori curiosi sarà divertente scoprirvi indizi dei monaci – guerrieri.
Borghetto il guado dei pellegrini
Di vitale importanza per i pellegrinaggi è stato il monastero di S. Maria (documentato dal 1145) a Borghetto (Valeggio sul Mincio – Verona), utile anche per assistere i bisognosi di passaggio, diventato Precettoria dell’ Ordine dei Cavalieri; nei due secoli successivi sorgono le maestose fortificazioni medievali del castello scaligero e del ponte visconteo a testimoniare l’importanza strategica di Valeggio sul Mincio per il transito di eserciti, mercanti e pellegrini. Il cenobio divenne per opera dei Templari un importante xenodochio per i pellegrini che guadando il Mincio s’incamminavano verso i cammini della fede diretti a Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela. Soppresso l’Ordine, il monastero passò ai Cavalieri di Malta e poi all’abbazia benedettina di San Zeno in Verona. Della scomparsa chiesa di Santa Maria non rimane che
un’ abside in stile romanico visibile dal cimitero dietro la chiesa di S. Marco; i termini Madonna della Mason e mulino della Mason fanno eco a Mansione.
Il senso di Verona per i Templari
Verona è stata un’importante base dei cavalieri dal mantello bianco, fulcro la Casa templare di San Vitale, che si trovava nell’attuale Via Carducci, demolita a fine ‘700 e i beni trasferiti nella chiesa di San Maria in Paradiso, in via Domenico Trezza. Si ipotizza che i Templari si insediassero a San Vitale nel 1178, consolidando così la loro presenza in territorio veronese. In questo periodo di aspre controversie tra ordini religiosi muore a Verona nel 1184 il Gran Maestro Armand de la Tour Rouge, giunto in concomitanza con la visita a San Zeno dell’imperatore Federico Barbarossa. Forse fu sepolto a San Vitale, o forse no, perchè era tradizione tumulare i Gran Maestri dell’Ordine nella sede centrale di Parigi. Galimberto sarebbe il primo nome di un Templare a Verona, personaggio di alta levatura culturale e religiosa “dominus praesbiter Walimbertus de Sancto Vitale. Dopo la metà del XII secolo si sa che vennero date a scopo liturgico a Templari e Giovanniti le chiese di San Vitale e del Santo Sepolcro. Più che di spada, i precettori di San Vitale s’intendevano di conti, da buoni amministratori del patrimonio. Non a caso, nel 1307 Alberto I della Scala affida ai Templari i denari per i poveri di Verona. Consumato lo sterminio, un atto papale del 30 marzo 1310 stabilisce la confisca dei beni del Tempio, elenca i pregevoli beni di San Vitale ceduti ai Giovanniti che governano la magione di Porto di Legnago (Verona), forse ereditata dagli stessi Cavalieri del Tempio.
Tutto perso? Cosa rimane del patrimonio della chiesa di San Vitale affacciata su via Carducci, il campanile decorato da croci di Malta, la reliquia di san Macrone e una scultura lignea della Madonna, oggetto di culto dei Templari? Rovinata dalle piene dell’Adige del 1782, fu abbattuta poco dopo e gli arredi sacri (altari, marmi, reliquie) trasferiti in Santa Maria del Paradiso, posta in via Gaetano Trezza. Straordinario, tra i più importanti d’Europa è il suo reliquiario, che custodisce migliaia di reliquie di santi: interi corpi imbalsamati o rivestiti con forme di cera fino a piccoli frammenti di ossa, oggetti e stoffe di varie epoche, classificate e ordinate in contenitori, a loro volta opere pregevoli di oreficeria come ostensori d’argento e d’oro. Tra le più rare, si dice ci sia un frammento della Croce. Di cui ci sono talmente tanti “pezzi sacri” in giro, che non basterebbe, come dice un personaggio di Umberto Eco, il legno di un’intera foresta.
Sacre geometrie in Valpolicella
In Valpolicella (Verona), la valle internazionale dei vini e delle ville, la caccia al tesoro degli indizi svela l’universo simbolico del Tempio. A cominciare dal sito rurale di San Ciriaco di Negrar, dove i Cavalieri hanno lasciato segni scolpiti sulle pietre che decorano gli edifici. Lento, scrupoloso, “archeologico” dev’essere lo sguardo puntato su ingressi, pareti, soffitti della Collegiata dei Chierici nella Pieve di San Giorgio (detta anche Ingannapoltron per l’ardua salita da percorrere per raggiungerla), comune di S. Ambrogio. I chierici corrispondevano, nella gerarchia dell’Ordine, ai Cappellani (cfr. la ricerca descritta nel testo “I templari e la Valpolicella” di Uberto Tommasi e Ivy Mefalopulos, Damoli, 2000). Quello sguardo penetrante sullo scrigno templare individua l’albero di Salomone o della Gnosi o della cabala, i frutti sono sfere, le sephiroth, che rappresentano il numero divino creatore e il lato maschile e femminile, formando così un albero androgino. Ecco la croce dei cavalieri del Santo Sepolcro, le stelle a otto punte che una volta collegate danno l’ottagono, la figura geometrica sacra, pianta delle cappelle templari, a somiglianza del tempio di Salomone. Emergono i pentalfa, le stelle a cinque punte racchiuse in cerchi, dove la stella rappresenta l’uomo in evoluzione verso la verità e il cerchio il serpente che si morde la coda, ovvero la coincidenza degli opposti e la coesistenza di bene – male, vero-falso che tende all’armonia cosmica. Affascinanti i simboli della “via iniziatica”: le aquile con le ali aperte creano una M di Madonna e Maddalena, venerate dai Templari. Il tripudio dei simboli nella Collegiata continua con l’immagine di coppe, il Santo Graal, il calice dell’ultima cena viene da pensare in questo contesto; le croci templari con quattro piccole croci finali, attribuite ai Cavalieri del S. Sepolcro; la figura dell’iniziazione di un cavaliere che sta per ricevere la spada. Non manca il sigillo di Cristo in varie decorazioni, con sei foglie in doppio cerchio.
Non solo chiese, ma anche nobili dimore eccheggiano geometrie sacre in Valpolicella, come la pianta ottagonale della cappella e della grotta di Villa Della Torre a Fumane.
Sparge antica sapienza l’albero della gnosi, questa volta negli affreschi sul soffitto di S. Maria del Degnano a Fumane, mentre a guardia di una porta laterale sta la scultura in tufo arricchita da pentalfa del profeta persiano Zoroastro, ovvero Zarathustra (VIII-VII sec. a. C), che teorizzò il concetto dualista di bene male, ripreso da Catari e Templari.
Nel carnet des notes non può mancare il motto templare “Non nobis domine non nobis sed nomini tuo da gloriam (Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da gloria ), ben visibile nella chiesa di villa Del Ben a Valgatara.
Quadrato magico
Del Sator si è scritto a fiumi. Si tratta di palindrome, ovvero parole o frasi che possono essere lette senza variazioni anche da destra verso sinistra, usate dai Cavalieri per contrassegnare particolari luoghi o indicare informazioni segrete. Un sator si trova nel cortile di palazzo Benciolini, vicino a Portoni Borsari (Verona). E’un quadrato magico simile a molti altri rinvenuti in Italia, che tradotto potrebbe voler dire “Il tessitore è responsabile del prodotto e padrone dei telai”, mentre, secondo altre ipotesi, leggendo le parole di seguito in lingua araba, il significato potrebbe variare. Altro Sator, altra celebre frase: “SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS”, una combinazione di parole di origine antica componente il quadrato magico “il seminatore di un arepo (pezzo di terra) mantiene col suo lavoro il convento.” E’scolpito in caratteri del 1100 sull’ingresso secondario della chiesa di San Michele (santo venerato dai Templari) ad Arcè di Pescantina (Verona), costruita al principio del secolo XII; ora è un oratorio pubblico, scelto per celebrare ricorrenze e matrimoni in un’atmosfera bucolica.